Charles M. Schulz

Charles Monroe Schulz nasce a Saint Paul, in Minnesota, da padre tedesco e madre norvegese. La sua vita sembra già predestinata al fumetto quando, pochi giorni dopo la sua nascita, suo zio lo soprannomina “Sparky”, dal nome del cavallo Spark Plug,  un ronzino che non vinceva mai una gara protagonista del fumetto “Barney Google” di Billy DeBeck (striscia allora popolarissima, conosciuta nella versione italiana come Barnabò Goggoloni o Bertoldo Scalzapolli.  

Così Charles diventa Sparky per tutti, nomignolo con cui firma i suoi primi lavori e con il quale lo chiamarono sempre gli amici. E’ un ragazzo molto timido e schivo; molto bravo a scuola, eccelle naturalmente in arte tanto che, un’insegnante guardando un suo disegno, commenta: “Un giorno, Charles, sarai un artista”.

Durante tutta la sua infanzia, Sparky condivide insieme al padre un simpatico rituale della domenica mattina leggendo, sui giornali dell’epoca, strisce divertenti come: Skippy, Mickey Mouse e il Popeye di Segar. Già allora, il suo sogno più grande è quello di diventare un disegnatore di fumetti.

A tredici anni, gli viene regalato un bracchetto bianco e nero, buffo e intelligente, di nome Spike, che Charles prende a rappresentare nei suoi disegni, in buffe pose e con particolari inusuali; Spike costituirà la base ispiratrice per il suo bracchetto più famoso: Snoopy.
Frequentando le superiori, invece, stringe amicizia con un ragazzo di nome Charlie Brown, che darà il nome ad uno dei suoi bambini più celebri.                                                                                                               

Dopo il diploma, la sua vita viene segnata da due importanti avvenimenti: la tragica scomparsa della madre, a soli 50 anni, per un cancro alla cervice e una breve ma intensa e drammatica esperienza di guerra nella Francia del 1945. Al suo ritorno negli Stati Uniti, va a vivere con il padre in un appartamento sopra la barberia in cui lavora e viene assunto come insegnante alla Art Instruction School, una scuola di disegno per corrispondenza dove Schulz incontra numerosi giovani colleghi e trae ispirazioni e suggerimenti per i suoi futuri personaggi. Ad esempio, l’impiegata della contabilità Donna World, suo primo amore non corrisposto, alla quale chiese di sposarlo ottenendo un netto rifiuto, gli ispirerà quel singolare personaggio fuori campo che è la ragazzina dai capelli rossi, eterna innamorata di Charlie Brown.

Intanto Schulz continua a studiare e ad affinare il suo stile artistico; il suo umorismo asciutto e intellettuale ben si adatta a quelli che sono i diktat dell’epoca: strisce ridotte al minimo, brevi gag, umorismo sottile e immediato.

Determinato a portare avanti la sua carriera di fumettista professionista, “Sparky” spedisce così i suoi disegni a varie redazioni, finché nel 1947 il St. Paul Pioneer Press decide di pubblicare alcune sue strisce dal titolo Lil’ Folks.
Lil Folks,letteralmente ‘personcine, viene pubblicato settimanalmente dal 22 giugno 1947 al 22 gennaio 1950.
E’ considerato come una versione embrionale di Peanuts, contenendo personaggi e tematiche apparsi in seguito nella successiva strip.
Protagonisti sono un gruppo di bambini, tra cui Schroeder con la passione per Beethoven e Charlie Brown, ed un simpatico cane molto somigliante a Snoopy.

 

Galvanizzato da questo piccolo riconoscimento, Schulz si convince a mettere insieme la sua migliore produzione e a inviarla alle più grandi testate ed aziende specializzate in fumetti e cartoni animati, fra cui anche la Disney; fortunatamente viene subito accettato alla United Feature Syndicate di New York, dove il 2 ottobre 1950 debuttano ufficialmente i Peanuts;
letteralmente è “noccioline”, a causa della velocità con cui si “divoravano” le strisce, ma da tradurre come “cose da poco”, “sciocchezze”. A Schulz il titolo non è mai piaciuto, avrebbe voluto chiamarlo “Good ol’ Charlie Brown”, ovvero “Buon Vecchio Charlie Brown”.

In pochi anni i Peanuts diventano il fumetto più popolare del globo. Vengono tuttora pubblicati su 2293 giornali in 67 paesi, I personaggi della serie sono oggetto di uno sterminato merchandising e protagonisti di una serie di cartoni animati, di due lungometraggi animati e di una commedia musicale nel 1967;
la serie è stato oggetto di saggistica e di interessamento da parte degli intellettuali.
Nel 1969 la navicella di comando e il modulo lunare della missione spaziale Apollo 10, sono stati nominati rispettivamente Charlie Brown e Snoopy.

 

Addirittura, in occasione dei quarant’anni dalla loro prima pubblicazione, fu ospitata a Parigi, nel Pavillon Marsan, l’ala del Louvre che accoglie il Musée des Arts Décoratifs, una mostra dedicata a Schulz e ai suoi Peanuts.

I fumetti di Schulz sono apparsi in Italia per la prima volta il 5 aprile 1965 sulla rivista Linus per volere di Elio Vittorini, Giovanni Gandini, Oreste del Buono e Umberto Eco.
Del Buono, nel trasporre il fumetto in italiano, si prese alcune libertà di traduzione per adattare l’opera al contesto italiano dell’epoca . Ad esempio Il Grande Cocomero, The Great Pumpkin nell’originale, la divinità in cui crede Linus, sorge la notte di Halloween per portare balocchi a tutti i bambini del mondo. Negli anni Sessanta, però, la festa di Halloween non era ancora conosciuta in Italia, tanto che sul primo numero venne messo un asterisco per spiegare cosa fosse. Del Buono, allora, variò il termine ‘zucca’ nel più popolare cocomero, vista la forma simile degli ortaggi. Molto meno complessa la storia di Joe Cool, ovvero “Joe Fico”, aggettivo sconosciuto in Italia all’epoca, tradotto nel più incisivo e affascinante Joe Falchetto.

A Umberto Eco dobbiamo numerose e acute analisi sui protagonisti dei Peanuts che,raccontando esperienze di vita vere e autentiche, fanno riflettere su quelli che sono i piccoli problemi di tutti i bambini, e non solo, di questo mondo. Infatti, quasi tutte le avventure di Charlie Brown e amici, sono state vissute in prima persona dal loro “padre”. A cominciare dalla più famosa in assoluto: per creare Snoopy, Schulz si ispirò per il carattere al boston bull terrier che la sua famiglia adottò nel 1928, quando lui aveva tredici anni, per l’aspetto a Spike, il succitato bracchetto che dal 1937 fece parte della famiglia e per la scelta del nome, invece, assecondò il desiderio che sua madre espresse sul letto di morte: «se mai avremo un altro cane, dovremmo chiamarlo Snupi» (che in norvegese è un termine che indica tenerezza).

I personaggi dei Peanuts interagiscono prevalentemente in una generica periferia medio-borghese di una qualunque cittadina statunitense, con tante casette, ognuna con il suo piccolo giardino, a parte poche eccezioni come il campo estivo in cui i bambini si trasferiscono.

Gli adulti non compaiono mai.

La serie inizialmente non ha un personaggio principale e vi compaiono solo quattro personaggi: Charlie Brown, Shermy, Patty (solo omonima di Piperita Patty, che arriverà più tardi), ed il bracchetto, Snoopy, che inizialmente compare come un normalissimo cane e i cui pensieri ancora non vengono scritti esplicitamente.

Presto però l’autore, comincia a concentrarsi maggiormente su Charlie Brown.
Sempre chiamato con il nome ed il cognome per esteso, Charlie Brown assomiglia a Schulz: si chiama Charles, è figlio di un barbiere, è timido, mite e le sue avventure al campo estivo sono basate sull’esperienza da militare dell’autore. È innamorato follemente di una ragazzina, la Ragazzina Dai Capelli Rossi, alla quale non si è mai presentato. Allena e gioca nella squadra di baseball del quartiere, con la quale non ha mai vinto una partita.

Successivamente vengono aggiunti molti altri personaggi indimenticabili, come Schroeder,appassionato di beethoven; Lucy van Pelt, suo fratello Linus e la sua inseparabile copertina; Piperita Patty, una bambina decisa, atletica e un po’ grossolana; Patty, capitano di un’altra squadra di baseball avversaria di quella di Charlie Brown; l’amica studiosa Marcie Johnson, che chiama Patty “capo” (sir nell’originale); la sorella minore di Charlie Brown, Sally, infatuata di Linus; l’uccello Woodstock amico di Snoopy che parla una sua lingua resa solo con una serie di barrette verticali e che qualche volta si può vedere insieme ai suoi coetanei (Conrad, Bill e Olivier); Pigpen, il bambino perennemente sporco, capace di sollevare nubi di polvere persino da un marciapiede pulito e Spike, uno dei fratelli di Snoopy, che vive nel deserto. Altri fratelli di Snoopy sono Andy, Olaf e Pallino, e una femmina, Belle, che vive a Kansas City col figlio.

Due personaggi importanti ma sempre fuori campo sono: la ragazzina dai capelli rossi di cui Charlie Brown è innamorato, ma che a causa della sua timidezza, non riuscirà mai ad avvicinare e il gatto dei vicini, odiato e altrettanto temuto da Snoopy.

Peggy Jean è invece una ragazza che Charlie Brown conosce in un campeggio: la loro storia non durerà molto perché Charlie Brown, emozionato, le dice di chiamarsi “Browny Charles” e così tutte le lettere che la ragazza gli invia non arriveranno mai a destinazione…

Negli anni settanta la striscia inizia a concentrarsi maggiormente sulla figura di Snoopy, che cambia aspetto e carattere assumendo connotazioni umane, camminando su due zampe e usando le mani, oltre a vivere delle divertenti vite fittizie. Snoopy dorme sul tetto della sua cuccia,anche quando piove. Afferma di possedere un Van Gogh, un biliardo, un frigobar e un vasetto di colonia dentro la sua cuccia, oltre ad un affresco sulla storia della civiltà realizzato da Linus.

Si prende l’attenzione del mondo per vent’anni (negli anni Ottanta viene contrastato da Garfield), diventa il personaggio della striscia più famoso al mondo, rubando la scena a Charlie Brown. Nell’arco di cinquant’anni impersona più di centocinquanta personaggi diversi: da Joe Falchetto, l’universitario sempre a caccia di pupe, all’Asso della I Guerra Mondiale, avversario dell’acerrimo nemico Barone Rosso, dal Cassiere di Drogheria Di Fama Mondiale allo Scrittore Rifiutato (Era una notte buia e tempestosa…), dal medico all’avvocato, dal tennista al golfista, dal fuoriclasse di baseball al giocatore di hockey, dal giocatore di football al Dt. Jekyll e Mr. Hyde, dal giocatore di poker al Boy Scout, fino ad arrivare

alla Statua della Libertà.

Nel frattempo Schulz si sposa due volte: la prima volta nel 1951 con Joyce Halverson dalla quale ebbe cinque figli e divorziò nel 1972 ed, in seguito, con Jean Forsyth Clyde che sposò nel 1973 e con la quale visse il resto della vita.

Nel novembre 1999 Schulz è vittima di un ictus in seguito al quale gli viene diagnosticato un cancro. A causa delle necessarie sedute di chemioterapia e per il fatto che non riusciva a leggere o vedere con chiarezza, il 14 dicembre 1999 annuncia il suo ritiro, all’età di settantasette anni.

La striscia dei Peanuts è andata avanti giornalmente per 50 anni; Schulz è stato l’unico a scrivere, disegnare, inchiostrare e calligrafare ognuna delle 17.897 strisce.
In una celebre intervista aveva detto: “Perché i musicisti compongono sinfonie e i poeti scrivono poesie? Lo fanno perché per loro la vita non avrebbe alcun significato se non lo facessero. Questo é il motivo per cui disegno i miei fumetti: é la mia vita”. A dimostrazione di quanto detto, aveva fatto inserire, a suo tempo, nel suo contratto una clausola che prevedeva che i suoi personaggi morissero con il loro creatore.
E così è stato.
Schulz muore il 12 febbraio 2000 a Santa Rosa, in California, a causa di un attacco cardiaco. Il giorno dopo viene pubblicata la sua ultima striscia, in cui lascia a Snoopy il compito di congedarsi dai suoi lettori con queste parole:

… “Cari Amici, ho avuto la fortuna di disegnare Charlie Brown e la sua banda per quasi cinquant’anni. E’ stata la realizzazione del mio desiderio d’infanzia. “Sfortunatamente, la mia situazione non mi permette più di disegnare una striscia ogni giorno. La mia famiglia non vuole che nessun altro continui a disegnare i Peanuts al posto mio e per questo devo annunciare il mio ritiro. Sono grato ai miei editori per la fedeltà che mi hanno dimostrato in tutti questi anni e ai fan dei miei fumetti per l’affetto e il sostegno che mi hanno dato. “Charlie Brown, Snoopy, Linus, Lucy … come potrò mai dimenticarli …”
C.M. Schulz

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